Sacerdote della Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, don Luigi Maria Verzè era arrivato a Milano, negli anni del dopoguerra per avviare, su mandato di don Giovanni Calabria, fondatore della stessa Congregazione (oggi santo),scuole professionali per i ragazzi più svantaggiati, per gli orfani di guerra e per i giovani di periferia nel quartiere di Cimiano. In questo lavoro venne incoraggiato dall’allora arcivescovo di Milano il cardinale Ildefonso Schuster (oggi beato).
Il 5 agosto del 1958 don Verzè fondò l’Associazione Monte Tabor, organismo di cui rimase Presidente e Padre ispiratore fino alla morte. Dopo la realizzazione di un’attività in favore dei bambini abbandonati o maltrattati in S. Fermo della Battaglia (Como) cominciò la realizzazione di una Casa di Riposo concepita in maniera assolutamente moderna, dedicata a san Giuseppe, ancora oggi in piena attività nel quartiere Gallaratese di Milano, in via delle Ande 11.
Nella seconda metà degli anni Sessanta iniziarono i lavori di costruzione dell’Ospedale San Raffaele a Segrate, alle porte di Milano. Il 30 aprile 1970 nacque la Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor in seno all’Associazione Monte Tabor, a cui venne conferito l’ospedale in costruzione. Il 31 ottobre 1971 viene così accolto il primo malato, mentre nel 1972 l’ospedale viene riconosciuto Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico e dal 1982 lo stesso è diventato polo universitario della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Statale di Milano.
L’Ospedale San Raffaele oggi è una delle eccellenze italiane che dialoga con le grandi istituzioni mondiali – un polo di ricerca in cui vengono curati migliaia di pazienti che giungono da ogni parte d’Italia e del mondo. Prima del San Raffaele, non esistevano in Italia ospedali per come li intendiamo noi oggi; il San Raffaele ha ridefinito i modi dell’accoglienza dei malati a tal punto da diventare un modello a cui tanti altri nosocomi si ispirarono.
Gli ospedali italiani, prima di Don Verzé erano per lo più dei casermoni con camerate e file perfino di cinquanta letti, cronicari dove la cultura rassegnata del dolore e della penitenza era spesso l’unica regola. I ricchi godevano di cliniche riservate (spesso ubicate in Svizzera), mentre la classe media non trovava modo di essere curata in maniera più dignitosa.
Don Luigi, ispirato dall’opera che don Calabria iniziava a Verona con l’ospedale di Negrar, non si limitava all’ottenimento di una carta dei diritti del malato, desiderava il rispetto sacrale dell’infermo da curarsi non in un “ospedale”, ma in un vero e proprio Tempio della Medicina. Egli resterà sempre combattuto tra il diventare medico o sacerdote, attività che porterà avanti sempre in connubio dandosi da fare secondo idee personali ma ispirate sempre dalla sua profonda fede cristiana.
Aveva in mente un ospedale di nuova concezione e cominciò a studiarci e pregarci sopra. Si mosse, imparò, studiò, parlò del suo progetto con medici e specialisti. Non si fermava mai. Andò in Olanda e in Belgio per visitare i reparti di dialisi, in Svizzera per le sale operatorie, in Germania per i servizi sociali già all’avanguardia. Diceva ai suoi collaboratori: “La vita è il più grande dono di Dio e su di noi incombe l’obbligo di rispettarla e conservarla sana il più a lungo possibile”; “La ricerca è per me un obbligo: una ricerca a tutto campo, non solo sul corpo ma sulla psiche e sullo spirito”. E continuava convinto: “Senza la ricerca scientifica e senza la tecnologia d’avanguardia, un ospedale è ancora soltanto un lazzaretto!“
Nel 1996 don Lugi Verzè ha fondato l’Università “Vita-Salute” San Raffaele con le tre facoltà di Medicina e Chirurgia, Psicologia e Filosofia, a cui si è aggiunta dal 2010 la Laurea internazionale in Medicina e Chirurgia (MD Program). Ha creato una facoltà di medicina ispirata ai valori cattolici ma senza la scritta «cattolica» sul frontone, così da evitare contrapposizioni con la società civile e promuovere piuttosto un cattolicesimo più laico.
Raccolse subito entusiasmi ma anche molti dubbi e dinieghi. Li ha superati tutti e ha realizzato il progetto di un “San Raffaele per l’uomo, perché prima viene l’uomo e dopo la sua cittadinanza e dopo il suo colore di pelle e dopo la sua religione. Prima l’uomo, perché Dio inabita nell’uomo. Quindi, ogni uomo è Tempio di Dio, chiunque sia, povero o ricco, è Tempio di Dio”. E diceva ancora: “Anche se uno non è credente, siccome ha dentro di lui il cuore, anche se magari il cuore non l’ha mai visto, così Cristo è dentro di noi, in tutti noi, in qualsiasi uomo. Cristo, quindi, ci guarda e ci parla, come parlava dalla barca sul lago di Genezaret. Io voglio che l’Università “Vita-Salute” San Raffaele insegni e dimostri a tutti che l’uomo è un contenitore di Dio che l’ha creato; di Dio che, con l’incarnazione del Ʌόγος di Dio, Gesù di Nazareth, il genoma di ogni uomo, è sede del genoma di Dio”. Agli studenti, come loro Rettore, diceva: “Innamoratevi di Gesù Cristo! Egli vi farà sentire veri uomini e vere donne, come persone nella libertà della propria autocoscienza e, quindi, veri medici, veri psicologi, veri infermieri, veri fisioterapisti, veri filosofi, veri neuroscienziati cognitivi, in grado di essere veri protagonisti del mondo futuro. Non potete lasciare il mondo come l’avete trovato, lo dobbiamo migliorare e il San Raffaele è un segno di volontà migliorativa!”(prolusione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico 2009/2010)
Il filosofo Massimo Cacciari in un’intervista ha detto: «Ho collaborato molto bene con lui e mi auguro che il Paese tutto e in particolare quelli che hanno potuto personalmente o come familiari, o come pazienti, o come ricercatori o come professori, come personale medico e paramedico, constatare l’eccellenza delle strutture che don Verzè aveva voluto e promosso sappiano ricordare questo, far vedere questo, far constatare l’eccellenza di questo e discernerlo rispetto alle altre cose». «Il nostro è stato un rapporto nato molto semplicemente», racconta a Famiglia Cristiana l’ex sindaco di Venezia. «Sono stato invitato nel 1995 alla presentazione di un suo libro insieme con il cardinale Angelini e lì, dopo avermi parlato della sua volontà di costituire, accanto alle facoltà di Medicina e di Psicologia, anche una di Filosofia sulla base di un progetto di contaminazione proficua tra corpo mente ed anima, mi ha chiesto se volevo occuparmi della cosa. “Se tu accetti”, mi disse, “hai carta bianca, fai quel che vuoi, chiami chi vuoi, decidi tu l’impostazione didattica nei limiti della legge, perché anche i privati hanno dei vincoli”. E così è stato. Ho avuto la più totale libertà, non c’è stata la minima interferenza sulla chiamata di un professore, di un docente a contratto, di un ricercatore. Basta anche vedere le persone che ci insegnano. Così si comportava don Verzè anche per le altre facoltà: aveva il più assoluto rispetto dell’autonomia della professione scientifica, cosa unica in questo Paese e anche in gran parte dell’Europa. Questo era don Verzè, quello che ho conosciuto io.”
Nel 2003 ha costituito il Movimento Medicina-Sacerdozio. “Il Movimento Medicina-Sacerdozio è una presa di coscienza personale e moderna del fatto che la medicina è scienza sacra perché sacro è l’uomo «immagine e similitudine di Dio». È dunque una chiamata alla solidarietà per produrre salute sempre più eccellente e sempre più degna dell’uomo. Tutto parte dalla realtà San Raffaele (in ebraico Raf-El: Medicina di Dio). Del Movimento il San Raffaele è promotore. Il fine è di garantire una medicina più sicura e di più elevata motivazione” scriveva don Luigi nella guida da lui redatta. E continua: “L’uomo è una realtà inscindibile di corpo, di intelletto-psiche e di spirito. La vera salute è armonizzazione di queste tre componenti. Sostanza dell’esistere è l’amore. L’Incarnazione di Dio è l’innesto divino di quell’amore nella natura umana che ne trae una reale profonda mutazione. Nessun uomo dunque è uguale a quello che era e sarebbe senza Cristo. Gesù ci amalgama tutti ad un livello infinitamente superiore alla nostra ordinaria immaginazione. Chi prende coscienza di ciò capisce di essere parte di Dio. (…) La malattia e la morte non sono fatali, né invincibili. Cristo, prima ce ne ha dato l’esempio: “guariva tutti” e poi ci ha comandato di imitarlo: “guarite gli infermi!”. A noi spetta il miracolo della scienza e la ricezione della Sapienza. La Medicina di Dio o Medicina-Sacerdozio, invoca come obiettivo l’eccellenza tecnico-scientifica per cooperare con il Creatore in questa ricerca di vera salute.(…) La Medicina-Sacerdozio, più che restaurare, rigenera, come fece Cristo dei tessuti macerati dalla lebbra; una taumaturgica anticipazione di terapia staminale. Il Sacerdote medico si fa carico di tutto l’uomo- persona: rigenera il corpo, rassicura l’intelletto, illumina lo spirito, giusto come fece Cristo. Sa che ogni uomo è persona, è un unum irripetibile e vale molto più che tutto il mondo. Sa che se si accontenta di medicare, abdica al meglio di sé e rischia di sentirsi più cerusico che medico”(2003, Guida Movimento Medicina Sacerdozio).
“E se non ci fosse, il San Raffaele, Milano sarebbe la stessa? Sarebbe la stessa la sua attenzione alle persone, soprattutto in quel momento così delicato e difficile da vivere che è la sofferenza fisica, grande o piccola che sia? Sarebbe lo stesso il senso del servizio ben fatto, non solo perché ben organizzato, tecnicamente all’avanguardia ed efficiente, ma perché prestato da uomini convinti di operare nell’interesse e per il benessere di altri uomini?
E sarebbe lo stesso spessore scientifico della città, fatto di ricerca, sviluppo e insegnamento di conoscenze nuove sulle frontiere più avanzate della medicina e della biologia? Certamente, no. Senza il San Raffaele Milano sarebbe molto meno ricca sul piano dei valori, della sensibilità sociale, del sapere. E, direi anche, di indicazioni su un mondo diverso, non necessariamente pubblico, di affrontare i grandi problemi collettivi senza gravare sulle spalle della collettività. (…) Al San Raffaele i malati hanno nome e cognome; non sono un numero, sono persone e sono trattate come tali.(…) Credo, però, che sia una ragione, al tempo stesso, di motivazione personale e di crescita civile lottare contro la realtà del dolore non solo nella sua dimensione più fisica, ma anche in quella interiore e psicologica, di solito la più trascurata laddove la cura della malattia diventa pura tecnicalità o peggio prassi burocratica. (…) L’esperienza sviluppata dal san Raffaele è un’ottima testimonianza di quanto possa giocare in positivo l’iniziativa privata nel settore dei servizi di pubblica utilità. (…) Di tutto ciò Milano deve essere grata a chi con tenacia, determinazione e ottimismo del San Raffaele ha impostato la nascita, la crescita e l’affermazione nel mondo, e cioè don Luigi Verzè. In tanti anni, mi è capitato di conoscere e frequentare molti grandi imprenditori dell’economia. Di grandi imprenditori del sociale come don Verzè, invece, ne ho incontrati veramente pochi. Il mio augurio – che è anche una speranza – è che la sua lezione sia uno stimolo e una guida perché altri uomini coraggiosi e intraprendenti moltiplichino iniziative di servizio alla comunità come quella da lui avviata nell’autunno di ormai (…) anni fa.” (1998, Ennio Presutti, Presidente Federlombarda)
L’eredità della vita totalmente donata alla pienezza dell’uomo e il carisma di don Luigi Maria Verzè, è oggi il grande patrimonio dell’Associazione Monte Tabor, oltre che della Chiesa e di tutta la società italiana. È un’eredità che richiede la continua formazione di persone per crescere insieme con le medesime motivazioni e determinazioni. È ciò che l’Associazione Sigilli sta cercando di fare unendo i “Raffaeliani” storici e quelli giovani, che non hanno conosciuto don Verzè, per un dialogo tra le generazioni di medici – sacerdoti, perché occorre sempre ricordare che nella realtà quotidiana dell’ospedale e di tutte le strutture sanitarie si incontrano malati e non malattie e l’applicazione della tecnologia senza l’approfondimento dell’aspetto antropologico non permetterà, da una parte, di utilizzare al meglio la tecnologia e, dall’altra, di dare alla persona il supporto umano che in quel momento richiede. Occorrono persone dotate di una forte carica di solidarietà e di amore per poter offrire sempre il meglio al prossimo. Questo è l’ideale che l’Associazione Monte Tabor e l’Associazione Sigilli – Associazione Pubblica di Fedeli formata dai più stretti collaboratori di don Luigi Verzè – hanno accolto con grande convinzione, fiducia e gratitudine a Dio per la realizzazione della Medicina di Dio, sulla traccia del Fondatore, sempre attuale come il Vangelo di Cristo.
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