Alle vittime silenziose del Covid 19, anziani, medici, personale sanitario e cittadini non solo della Lombardia, ma di ogni parte del mondo, che ci hanno ricordato la fragilità estrema della nostra condizione, bisognosa di cura e di lotta per la dignità della vita umana. Fino all’ultimo.
Don C. Mezzasalma
Il libro di don Carmelo Mezzasalma su don Luigi Maria Verzè colma una lacuna. Il fondatore del San Raffaele si può ormai considerare un personaggio appartenente alla storia contemporanea del nostro Paese. Il titolo ”La medicina di Dio” ricorda una locuzione cara a don Luigi, che ripeteva e cercava di applicarla continuamente: “Medicina Sacerdozio”. Era convinto che la scienza medica fosse sacra, perché tale è l’uomo “immagine e similitudine di Dio”.
Un libro su don Verzè era necessario. Sino a oggi l’opera di don Luigi veniva giudicata utilizzando interventi giornalistici più che ricorrendo a una ricerca d’archivio o a un esame approfondito delle sue realizzazioni; le polemiche che l’hanno accompagnato in vita ne disturbano ancora la memoria e impediscono un giudizio imparziale.
L’autore di questo libro, sacerdote con studi filosofici e musicali, ha ricostruito innanzitutto la storia di una vocazione: don Luigi non fu soltanto – come sostengono taluni – un prete-manager e in queste pagine si comprende come si sia formato accanto a figure quali don Giovanni Calabria (santo) e il Cardinal Schuster (beato).
Don Luigi visse convinto che tutti potessero aiutarlo, persino chi lo avversava. Era naturale per dialogare con i professori, i collaboratori (ricercatori, segretarie, tecnici e anche il personale delle pulizie): a tutti ricordava i suoi obiettivi, da ognuno apprendeva sempre qualcosa perché sapeva ascoltare.
Sarebbe fascinoso ripercorrere gli incontri tra don Luigi e il cardinale Martini o ricordare il suo amore per il creato, in particolare per gli animali, come si preparasse a un appuntamento importante o all’apertura di un anno accademico. Tuttavia, e il lettore non me ne voglia, questa desidera essere soltanto una prefazione e un invito alla lettura del libro di don Carmelo, che ha cercato di ricostruire una figura ormai da ripensare.
Le accuse, i conti in rosso, le polemiche insieme alle lodi e altro passano e di noi restano le cose fatte. Oggi se migliaia di persone possono curarsi e guarire, un ringraziamento va a quel prete forse visionario ma concreto come pochi altri. Il San Raffaele resta il miglior testimone della sua vita e di quel che fece.
Con questo libro, comunque, si avvia una ricerca su don Verzé, che potrà essere ampliata, magari focalizzando alcuni aspetti della sua personalità poliedrica che ha coinvolto uomini di scienza e di cultura. Di certo dovrà essere realizzata, come la presente, con la giusta prospettiva che un tale lascito richiede.
Il tempo fa sempre il suo mestiere e ci sussurra con santa Caterina che alla fine saremo giudicati solo per l’amore che abbiamo dato. Emerge grazie a don Carmelo l’uomo di fede, che non fu particolarmente ricordato una decina d’anni or sono, quando morì.
dalla Prefazione di Armando Torno
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