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Nel 1958, don Luigi, assieme a personalità quali Virgilio Ferrari, ex-sindaco socialdemocratico di Milano, Adele Cappelli Vegni, dottoressa della Mangiagalli, il commendator Alberto Faedda, colonello dei carabinieri, il costruttore monzese, Alfredo Casiraghi, l’ing. Antonio Darby e Ignazio Battiato, giurista e docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, benefattore di don Calabria, stimato sia dal cardinal Schuster sia da padre Agostino Gemelli e il prof. Eugenio Medea, insigne psichiatra e neuropatologo della Ca’ Granda, dà vita all’Associazione Centro Assistenza Ospedaliera S. Romanello (ora Associazione Monte Tabor).
Nel primo Consiglio di Amministrazione nomina come Presidente la dott.ssa Cappelli Vegni e come Vice-presidente don Verzè.

Come appare dall’ Atto Costitutivo dell’Associazione, l’obiettivo primo è quello di “erigere, organizzare e gestire (sia direttamente che a mezzo terzi), e comunque dirigere un OSPEDALE MODERNO a servizio della CITTADINANZA MILANESE e principalmente degli appartenenti al CETO MEDIO MUTUATO”.

La costituzione dell’Associazione non è che il primo passo verso un obiettivo ben chiaro e definito nella mente di don Luigi, tanto che, invitando mons. Montini, allora arcivescovo di Milano, gli presenta già il plastico delle realizzazioni ospedaliere che avrebbero avuto una prima sede in via San Romanello. Le prime attività si rivolgono agli anziani, per i quali crea due case albergo nel Quartiere Gallaratese: una nuova concezione di centro di assistenza residenziale per persone del ceto medio e medio alto, bisognose sia di assistenza che di ospitalità in un ambiente a loro consono e gradevole.

Nella presentazione delle prime realizzazioni, nel lontano 1958 vediamo scritto:

“Tutto è possibile a chi crede” è scritto sulla porta di un grande palazzo , uno dei molti che spuntano nel nuovo quartiere Comina. …Vi si arriva da Piazzale Appennini, attraverso aiuole magnificamente alberate; proprio al centro del piazzale principale dove è in ultimazione un grande complesso di negozi moderni, è il palazzo che porta la denominazione Casa-Albergo del centro Assistenza Ospitaliera S. Romanello. E’ un ospizio per anziani, ma non ha nulla delle caratteristiche tradizionali salvo quella dei suoi ospiti che sono veramente anziani. Vi abbiamo trovato una arzilla coppia: lei di 80, lui di 84 anni.

“Tutto è possibile a chi crede” è scritto e ci viene spiegato. Per chi è convinto della perenne vitalità e modernità del Vangelo, è possibile erigere dal nulla opere nuovissime nella struttura e nel concetto: come trasformare un ambiente di per sé mesto e complicato, quale è un ospizio, in una casa dal clima familiare; è possibile, con rette modeste, dare un’assistenza distinta e non elemosiniera a tipo alberghiero, e, magari, assistere contemporaneamente e con lo stesso trattamento, ma a titolo gratuito, persone decadute ed incapaci di chiedere.
Questa è la realizzazione di un sacerdote, don Luigi Verzè, fondatore del Centro di Assistenza Ospitaliera S. Romanello.
Secondo l’idea di questo sacerdote, l’assistenza ai vecchi e agli ammalati, per essere cristiana oggi, deve coraggiosamente abbandonare le forme medioevali. La fede nella Divina Provvidenza, la valorizzazione cristiana della persona umana si possono dimostrare oggi con opere che superino di gran lunga nella forma e nella pratica assistenziale quelle che, per altri tempi, erano singolari. Nelle Case-Albergo vengono infatti ospitati anziani preferibilmente del ceto medio. Nessun limite viene posto alla loro libertà. Il servizio di tavola con menù giornaliero viene eseguito tanto nel ristorante come nelle camere.
Una vasta ed attrezzata sala di soggiorno accoglie i vecchi con perfetto loro agio. Tutt’intorno i giardini e l’ambiente di vita civile a contatto diretto. Nessuna porta è chiusa con l’esterno. Nelle camere spaziose e piene di luce gli anziani possono portare i loro ricordi più cari e magari tutta la loro casa. Infatti la Casa-Albergo ha posti in camere singole di varie dimensioni, camere a due letti, oppure appartamentini di tre locali e servizi. Il Centro li accoglie sani, ma non li dimette se si ammalano nella casa e provvede con propri medici e personale infermieristico alle malattie di comune entità.

Ma quello che riempie quanti entrano in quest’opera di avanguardia è l’aria di serena libertà. “Perseguiamo un cristianesimo di contenuto e non di etichetta”, ammonisce don Verzè. C’è infatti nella Casa – e ne è il centro planimetrico – una magnifica Cappella. Nella Casa sono però ospitati anche anziani non cattolici.

Non vi sono suore, almeno vestite come tali, ma personale laico che traduce la propria vocazione in termini di pazienza, di serenità, di sacrificio e di generosa dedizione. La realizzazione dei programmi del Centro S. Romanello è appena iniziata e non soltanto a favore degli anziani; si sta infatti sviluppando un convalescenziario per bambini piccolissimi. Don Verzè ci fa cenni di future realizzazioni che ci sbalordiscono. Ce ne andiamo entusiasti, passando sotto le parole “Tutto è possibile a chi crede”.

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Io e Cristo. 2007

In una personalissima “autobiografia”, don Luigi Verzè intreccia qui la sua storia, la nascita e le motivazioni dell’Opera S. Raffaele, con la storia di Cristo, o, piuttosto, del suo rapporto con Cristo: rapporto di ogni istante, ardente di fede e di un amore che non si ferma alla contemplazione, ma agisce e cerca di agire sempre meglio e di più. Articolato in forma di conversazione con i lettori, con tutta la vivacità, l’immediatezza, l’abbandono, la molteplicità di argomenti che una conversazione consente e richiede, il libro, sempre saldamente ancorato al tema principale, e guardando ogni cosa alla luce di quel tema – l’amore di Cristo e per Cristo, l’unione con Lui -, affronta i problemi più scottanti e vitali per l’umanità, mescolando filosofia, storia, scienza medica, ricordi e attese personali, in un’ottica innovativa, attentissima alle istanze più moderne e incrollabilmente fedele ai testi sacri, non di rado venata di un sapido senso polemico. Ottimista, vitale, aperto alle più alte speranze, è un libro che interroga, che pungola e rassicura, che insegna a vivere una vita piena, felice, una vita da uomini e donne che non si accontentano delle piccole cose, che non vogliono essere spettatori passivi, ma attori entusiasti, creativi, consapevoli in quella grande, e per molti aspetti sconosciuta avventura che è la vita.

Un progetto d’amore. Interventi e riflessioni pensando il San Raffaele. Con introduzione di Armando Torno. 2008

Vi sono raccolte, nel cinquantesimo di fondazione dell’Associazione Monte Tabor, le relazioni annuali del Presidente, don Luigi Maria Verzè, ai Soci dell’Associazione Monte Tabor  dal 1963 al 2007.

Vengono tracciati, anno per anno i progetti, le conquiste, le difficoltà, le impervie strade della politica e dell’economia ma anche una incrollabile fede in Dio e nella Provvidenza, un’ostinata  perseveranza nella realizzazione di un mandato evangelico “Guarite gli infermi”. Si avvicendano e lo accompagnano, durante questo percorso, uomini e donne che con don Luigi hanno creduto e lottato, muniti ognuno della propria peculiare professionalità, di un sincero e specchiato attaccamento ai valori dell’onestà intellettuale e umana, a una fede cristallina e, allo stesso tempo, con la loro conoscenza delle vicende del mondo economico, bancario, ecclesiastico, sanitario e politico, accompagnare e difendere quest’uomo visionario dalle inevitabili correnti contrarie e contrastanti l’ideale da lui proclamato.

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